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poesie postume | 235 |
IV
RIME AMOROSE
1
Sonetto fatto dall’autore sopra il giuoco di dadi
applicandolo a se stesso
Segnando sua fortuna sopra un punto,
guadagnar sempre il giocator si crede,
ché quei gli arride in faccia, e sopra siede
al segno opposto il dado al giuoco assunto.
Travolgendosi poi, resta compunto
di danno e scorno, e quanto manco cede
tanto piú perde, e ’l miser non s’avvede,
finché tutto il suo aver riman consunto.
Così, avend’io delle mie estreme imprese
nella mia vaga dea fisso la sorte,
sto bene, ho nunzi buon, se m’è cortese:
se mi si asconde o fa le ciglia torte,
novelle ho male e sento mille offese,
ostinato a seguirla insino a morte.