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poesie postume | 233 |
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Madrigale alla signora donna Ippolita
Bastava che pietosa
le mie doglie mirassi a ricrearmi,
onde tuo servo eterno ne restassi,
o donna generosa;
ma mille grazie e benefizi farmi
volesti ancor. Felici ferri e sassi,
che stringete i miei passi,
rengraziar non poss’io,
né gioir del sol mio:
ringrazio voi, e di voi piú non mi doglio.
Sol non poter servirla ho gran cordoglio.
28
[A Francesco Gentile]
Convenir troppo l’effetto e l’affetto
al tuo nome, o Gentil, ne fa gran fede
Amor, che in gentil cuor solo risiede,
che fatto ha tempio suo tuo gentil petto;
dove altamente il simulacro eretto
di Flerida, ch’ogni altra bella eccede
quant’ogni stella il sol, render si vede
la maggion lieta, e lieto l’architetto.
Ond’io m’inchino a lei, per lei ti priego
ch’a lei e a te e a noi gentil ti mostri,
il fatal pazzo Campanella aitando.
Dio ti guardi Flerida e dal suo niego:
apri il balcone; ond’ei, senno acquistando
dal su’ amor, canti con piú gloria i vostri.