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poesie postume 227


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Sonetto I
in lode di fra Pietro Presterá da Stilo

Sino all’Inferno un cavalier seguío
l’avventurato amico a grand’impresa:
ma piú la bianca fede contrapesa
del tuo spirto leal, fra Pietro mio.
Se canta il gallo, e ’l caso avvien piú rio,
di me infelice sempre alla difesa
d’amor piú ardente si dimostra accesa,
vincendo i colpi del mostro restio.
Frati, amici, parenti, chi mi nega,
chi piú ingrato mi trade e mi maligna,
chi non volendo nel mio mal si piega.
Solo il travaglio e la rabbia maligna
titulo in fronte del tuo onor dispiega,
re della fede, chi mai non traligna.

16

Sonetto II
in lode del medesimo

Dunque, furor divin, ch’al volgo appare
follia, Presterá mio, t’infiamma e guida.
Chi d’immortail tanto vigor si fida
degno carme poter dunque trovare?
Con lor cadesti per risuscitare
tanti eroi, redentor sorgendo e guida;
traditoresca, ingrata ed omicida
setta atterrasti e d’iracundia un mare.
Gli orribil mostri e ’l serpentin bilingue
dove son or? dov’è l’ebraico stuolo?
dov’è il moresco? e i lor bugiardi offici?
Fedel combattitor, mai non s’estingue
piú il nome tuo, poiché serbasti solo
virtú, religion, patria ed amici.