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poesie postume | 223 |
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Sonetto contro don Aloise Sciarava
avvocato fiscale in calabria
Campanella d’eretici e rubelli
capo in Calavria mai non s’è trovato;
ma l’infamaron, per ragion di Stato,
Ruffi, Garraffi, Morani e Spinelli.
Ma tutti Giudi e tutti Achitofelli
Sciarava granatese ha superato,
giudice, parte e testimonio entrato,
e boia piú crudel. Ché disser elli
nato d’uom moro e femina marrana
(descendenti dal perfido ebraismo,
venuti a forza alla fede cristiana),
scommunicato e puzza d’ateismo,
mostro, ignorante, senza mente umana.
Quinci Carlo potea far sillogismo.
8
Sonetto contro il medesimo
Mentre l’albergo mio non vede esangue
e gli spirti poggiar tremanti al cielo,
l’empio mostro, che, sotto a finto zelo,
la sua grandezza cerca nel mio sangue,
di rabbia scoppia, si spaventa e langue;
muta sembiante il suo volpino pelo;
va a torno, informa, accusa e cangia stelo,
come aggirato vien dal perfido angue.
Dio par che dorma, e ’l suo bianco campione
da falsi testimoni oppresso giaccia,
che vendono il suo mal per devozione.
Deh, Signor forte, in me volgi tua faccia,
dá’ autoritá piú espressa al mio sermone,
ond’i ministri di Satán disfaccia.