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220 | poesie postume |
2
Sonetto sopra il salmo Saepe expugnaverunt me etc.
applicandolo l’autore a se stesso
Spesso m’han combattuto, io dico ancora,
fin dalla giovanezza, ahi troppo spesso!
ma d’espugnarmi non fu lor concesso,
ch’è Dio, che mi sostiene e mi rincuora.
Sopra le spalle mie, quasi ad ogn’ora,
fabricando processo con processo,
han prolungato il lor maligno eccesso;
ma la spada del Ciel per me lavora.
Vicino è ’l di, che le cervici altiere
e i colli torti e le lingue bugiarde
fará pasto di tigri, orsi e pantere:
qual fièn de’tetti, ch’in nascendo s’arde
pria che si colga e maledetto père,
son verso Dio le tirannie piú tarde.
3
Sonetto in lode di carcerati e tormentati
per difesa dell’innocenza
Veggio spirti rivolti al Creatore
schernir tormenti e morte, del tiranno
armi sovrare, e scherzar con l’affanno,
onta e dispetto del moresco core.
Di libertá e ragion tanto è l’ardore,
che dolcezza il dolor, ricchezza il danno,
seguendo l'orme di color che sanno,
stimano, armati di gloria ed onore.
Rinaldi, il primo, sei notti e sei giorni
vince i tormenti antichi, e i nuovi sprezza,
onde Calavria se ne fregi ed orni.
Fan doi germani all’orrida fierezza
del mostro di Granata gravi scorni,
esempio agli altri d’invitta fortezza.