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scelta di poesie filosofiche 155

m’han fatto certo ch’io sono immortale;
che sia invisibil piú d’un consistoro;
che l’alme, uscendo, van co’ bianchi e neri,
e co’ fallaci e veri,
a cui piú simil le fe’ il bene e il male,
che piú studiamo in questa vita frale.

L’utilitá, la quale e’ cavò d’aver vistogli diavoli e trattato con esso loro, è ch’egli s’accertò che ci sieno anche degli angeli ed un’altra vita; e che però trattano con gli uomini, perché alla schiera de’ buoni o rei ha l’uomo d’aggregarsi dopo la morte, secondo a chi si fece simile di loro con le operazioni buone e rie. Appartenghiamo dunque ad un’altra vita. Se no, perché tratterebbono con esso noi?

madrigale 6

Altri spinge a servir Dio vil temenza,
altri ambizion di paradiso,
altri ipocrito viso;
ma noi, ch’è Primo Senno e Sommo Bene
amabile per sé, tenemo avviso,
a cui farci conformi è preminenza,
bench’avessimo scienza
che n’abbia scritti alle tartaree pene.
Nel Primo Amor null’odio por conviene.

Che, datosi l’uomo al culto divino, non deve servir Dio per timore dell’inferno né per amor della gloria ch’aspetta; che questo servire è vile, di schiavo o di mercenario, secondo che dice san Bernardo. Ma deve servire a Dio perché è Sommo Bene, degno di sommo amore; e queste speranze debbono essere seconde, e non prime, secondo l’intenzione. E, se pure pensassimo andare all’inferno, e lo sapessimo, dovremmo servire a Dio, perché questo è il vero paradiso: se ben pure schifiamo l’inferno; perché chi s’accosta al Sommo Bene, non può cadere in male.