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scelta di poesie filosofiche | 151 |
madrigale 4
Desir immenso delle cose eterne
e ’l vigor, per cui sempre alto piú intendo,
e terra e ciel trascendo,
se nulla eccede di sue cause il fine,
mostran che d’aria e dal sol non dipendo,
né di cose caduche, ma superne.
Ecco che mi discerne
da te, ch’ami e sai solo il tuo confine;
e pur gran pruove d’altre alme divine.
L’intendere ed appetere l’infinito mostrano che l’anima non dipende dagli elementi, perché nessun effetto si leva sopra la sua causa, e che abbia origine da ente infinito immortale. E pur le sperienze de’ santi e la religione vera comprovano lo stesso, ecc. Nota che l’alma parla al corpo ancora, e gli fa questi argomenti, e ch’essa non è qual lui, ecc.
madrigale 5
La morte è dolce a chi la vita è amara;
muoia ridendo chi piangendo nasce;
rendiam queste atre fasce
al fato omai, ch’usura tanta esige,
ch’avanza il capital con tante ambasce.
L’udito, i denti vuol, la vista cara.
— Prendi il tuo, terra avara,
perché me teco ancor non porti a Stige. —
Beato chi del tempo si transige!
Chiaro e stupendo detto dell’anima risoluta a morire, come rende il corpo alla terra ed al fato, ch’egli cerca l’usura della vita che imprestò al corpo: or vuole doglie, or l’udito, or la vista, ecc.; e questa usura avanza il capitale. Vedi l’Axioco di Platone.