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scelta di poesie filosofiche 149


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CANZONE III

Del medesimo tema

madrigale 1

Piangendo, dici: — Io ti levai, — mia testa;
le man: — Scrivemmo; — i piè: — T’abbiam portato.
Dispregiarne è peccato.
Di piú, te il dolor stringe, e ’l riso spande;
ti prende obblio ed inganno, ché se’ un fiato,
e la puzza greva, odor cresce e desta,
che sparso in aere resta;
perché noi, gloria, Venere e vivande
sprezzi, ove certo vivi, e molto e grande?

Dopo la risoluzione di abbandonare il corpo, fatta nella canzone precedente, qua risponde in favore del corpo o di ogni membro: che sia peccato sprezzar tanto buon compagno; e poi gli vuol mostrare ch’essa sia un fiato mortale corporeo, poiché il riso e la doglia lo mostrano, e la puzza ch’aggrava lo spirito, e l’odor che lo cresce e sveglia. Però par bestialitá sprezzare il corpo, ove si vive certo e ci è gusto e gloria, per un’altra vita, incerta, ecc.

madrigale 2

— Compagno, se in obblio le doglie hai posto,
quando di terra in erba e in carne sei
fatto di membri miei,
pur questa obblierai, ch’or ti martira,
di farti terra; e poi godrai di lei.
Per farne altri lavori ha Dio disposto
disfare il tuo composto;
ma in tutto il Primo Amor dolcezza spira.
Poi sarai mio, se ’l tutto al tutto aspira.