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142 scelta di poesie filosofiche


corneo, uveo, acqueo, cristallino; talché non si possono vedere come sono. Né pur vede l’aria sottile, né gli angeli, che ci stanno sempre avanti, per la grossezza di queste tuniche, ecc.

madrigale 7

Indebolite luci e moti e forze
delle cose, che batton la muraglia
del carcer che n’abbaglia,
sentiamo noi, non le possenti o dive;
perché sfarian la nostra fragil maglia.
Né virtú occulta ammetton le sue scorze,
che per noi non si ammorze:
poche sembianze e di certezza prive
solo ha chi meglio tra noi parla e scrive.

Vuol dire che le cose manifeste a noi sono occulte, perché non siamo atti a sentir la luce del sole possente, né gli moti del cielo, né la possanza del fuoco senza consumarci, e molto meno di Dio e degli angeli. Né pur sentiamo le virtú occulte e deboli delle erbe, perché non possono arrivare a muover lo spirito serrato in tante scorze del corpo, pria che per noi si ammorzino, cioè che si possano far sentire. Dunque il saper de’ piú savi consiste in alcune sembianze, non nelle cose; e quelle, prive di certezza, perché mostrano poco e quasi di lontano e per mezzi grossi del corpo.

madrigale 8

Qual uomo a volo non vorria levarsi,
o piú saltar a giugner? Ma noi lascia
questa di morti cascia.
Va col pensiero a piú parti del mondo,
dove esser brama; ma la grossa fascia
non vuol che vada, né possa internarsi.
.    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    
Dunque tien l’alma il tenebroso pondo:
l’allegrezza, i desiri e i sensi in fondo.