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scelta di poesie filosofiche | 105 |
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Sonetto cavato dall’Apocalisse e santa Brigida
Molti secoli son, che l’uman germe,
vinto dal rio costume, al mondo diede
genti doppie di sesso e doppia fede,
pronti agl’inganni, alle virtuti inferme.
In mezzo a tanti mali io per vederme
stavo piangendo, ed ecco che s’avvede
Europa in parte, dove men possiede
ambo gli porti di lussuria il verme.
Quel, che aspettavan tutti vati insieme,
veggo piú venti correre a vendetta
contra la belva, onde Natura geme.
Un destrier bianco il suo cammino affretta,
di nostra redenzion verace speme:
l’adultera il destin, temendo, aspetta.
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Sopra la statua di Daniele
Babel disfatta, che fu l’aurea testa,
venne l’argenteo petto, Persia; a cui
ventre e cosce di rame siete vui,
macedoni; a cui Roma ultima resta.
Fûr due gambe di ferro note in questa;
ma le dita han di terra i piedi sui,
significando i regni or sparti e bui,
di chi fu schiava, ed or donna funesta.
Ahi! terra arsiccia, donde sempre fuma
vanagloria, superbia e crudeltate,
che infetta, acceca, annegrica e consuma!