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98 | scelta di poesie filosofiche |
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Sonetto secondo del medesimo soggetto
Dov’è la libertá e’l valor gentile,
ch’a tanta figliolanza si conviene?
Dell’uom figlio non è pulce, se bene
nasce da lui, ma chi animo ha virile.
Se principe di grande o basso stile
cosa comanda opposta al Sommo Bene,
chi di voi la ricusa? o non si tiene
felice a farla, e dimostrarsi umile?
Dunque, agli uomini, a’ vizi ed a’ metalli
con l’animo e col sangue voi servendo,
ma a Dio solo in parole e per usanza,
siete d’idolatria nel golfo orrendo.
Ahi! s’ignoranza indusse tanti falli,
tornate al Senno per la figliolanza.
In questo sonetto, seguente al primo nel medesimo soggetto, mostra che a chi è figlio di Dio conviene essere libero da’ vizi e da signori viziosi, in quanto viziosi. E che non è figlio di Dio chi nasce da Dio, poiché le pulci nascono dalla carne umana, e non però sono uomini, né figli d’uomo. Poi mostra che tutti siamo idolatri, mentre serviamo agli uomini ed alle monete ed a’ vizi con l’animo e col sangue, ma a Dio solo con parole e per usanza; e che, per tornar alla figliolanza divina, è necessario ritornare al Senno, donde siamo traviati.
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Sonetto de l’istesso
Allor potrete orar con ogni istanza
che venga il regno, ove il divin volere,
come si fa nelle celesti sfere,
si faccia in terra e frutti ogni speranza.