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scelta di poesie filosofiche | 97 |
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Sonetto trigemino sopra il «Pater noster»
Vilissima progenie, con che faccia
del Padre, che sta in ciel, vi fate figli,
se, schiavi a’ vizi, a can sète, a conigli,
c’han scorza d’uom a guisa di lumaccia?
Ché ’l pecoreccio per virtú si spaccia
dagli astuti sofistici consigli,
ché di tal bestie son gli aurati artigli,
ciò al sommo Padre insegnando che piaccia 2.
Mira ben, ignorante, qual buon padre
soggetta i figli a peggior, né a simile;
né pur al capro le caprigne squadre 3.
Se angeli non avete, il vostro ovile
regga il senno comun 4: perché idoladre
da l’uom scorrete ad ogni cosa vile? 5.
1. Gli uomini schiavi de’ vizi, e di gente viziosa adulatori, sono indegni d’invocar Dio Padre.
2. Di ciò essere causa le parole de’ sofisti ed ipocriti, che ci predicano l’ignoranza per sapienza e l’umiltá pecorina per santitá, ed hanno escluso l’umiltá magnanima apostolica.
3. Che, sì come il padre carnale non fa i figli suoi schiavi de’ servi, né di peggior uomini, ch’essi sono; né può un capro comandare alle capre, ma il capraro, ch’è di specie superiore: cosí gli uomini non devono servire a’ vizi ed a sofisti, ipocriti, ecc., che son peggior di noi, perché Dio Padre ciò non vuole, se non alle volte per gastigo nostro solamente.
4. Che gli angeli, di specie superiori a noi, debbono governarci, overo uomini angelici di senno e sacerdoti divini, secondo l’autore nella Monarchia, ecc.; e, questi mancando, si deve vivere in repubblica, col senno comune reggendosi.
5. Dalla servitú degli uomini s’incorre alla servitú delle bestie e pietre: vedi l’Antimacchiavello dell’autore.