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dice che in questo tempo «veritas et honor prostet nelur, sapientes et senes non lerabunt caput». Ohimè, come è vero! Non disprezzi la Maestá cattolica una persona che li vuol parlare di parte di Dio, e mostrar con miracoli quel che dice. Perché Dio s’adirerá contra lei: ancora ch’io fossi falsario, deve al nome di tanto Signore ascoltarmi, e poi punirmi della falsitá per gloria sua e non dire col re Acham: «non petam signum etc.», ch’io dico con Isaia: «audi, domus David: nunquid parum vobis est molestos esse hominibus, quia molesti estis et Deo meo? propterea Dominas ipse dabit etc.».

Di piú io prometto a servizio di Vostra Maestá e di santa chiesa far le opere seguenti, sotto pena della vita se mento. Dalle quali ne resulterá quel che tutte le nazioni aspettano, di felicitarsi nella quinta monarchia di santi. È prudenza non credermi; ma malignitá non voler veder la prova, non che sciocchezza. Che n’ha Vostra Maestá uccidendo un fraticello? Ma molto n’ha si fará quel che promette: «excelletis in arte non debet mori de iure genti um»: e Platone e san Tomaso solo i membri inutili tagliano dal corpo della republica; ed io prometto utilitá incredibili a chi ha picciola anima. Solo avvertisco che li spagnoli non ascoltano volentieri le virtú di stranieri: e deveriano spagnolarli, come facea Roma, per vincere il mondo; e pensino ch’un italiano ha dato il mondo nuovo a Spagna, ed un la calamita per dominare il mare; ed un todesco gli archibugi per intrar a’ paesi inaccessibili; e ch’a Spagna toccano solo in questo tempo le arti della pace e della guerra.


     Excudent alii spirantia mollius aera,
credo equidem: vivos ducent de marmore vultus;
orabunt causas melius
etc.;

ma poi:

Tu regere imperio populos, romane [nunc: hispane] memento:
hae tibi erunt artes: pacisque imponere morem,
parcere subiectis et debellare superbos.