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38 | t. campanella |
prove di vecchiarella; né da uomo chi sta in India, e non puoi veder prova; né di chi non si è soggetto, che non puoi stringerlo alla veritá. Dunque, etc.
[Napoli,] a’ 30 di agosto 1606.
Taccia la lettera se li par bene. Io confessai alcune cose con la cautela del capitolo dilecti filii Cistercenses . De accusatione, e non mai ribellion né eresia. Ma perché questa è causa di tutto il senato di cardinali illustrissimi e non di giudici bassi, non m’ascoltano, né pònno. E cosí anche il nunzio passato non m’intese; ché non basta leggista solo a cose tali, e sempre condannâro li profeti questi giudici di legge con errore, come si sa. Però solo da me potrá intender il vero, lasciandomi parlare in abundanza di scienza, e non concisamente «ad laqueum et ruinam», sí e no, «va’ alla fossa, crepa!» etc. O Dio, provedi presto. Non caderá una lettera di quanto disse santa Caterina da Siena etc. Ma scrissi a Sua Beatitudine assai: può vederlo. Dio sia con noi.
Fra Tomaso Campanella, |
IX
A Paolo V
Piglia l’occasione dalla lotta tra Roma e Venezia per mostrare la necessitá di riformare il clero, di abbreviare la procedura giudiziaria e di abolire, bastando il canonico, il diritto civile, d’istituire una specie di tribunale internazionale, di creare nuove milizie, cioè i cavalieri di san Pietro e di san Paolo, in difesa non solo della chiesa, ma anche del pontefice, della cui sovranitá non tralascia di discorrere a lungo, vaticinandone il prossimo trionfo con la ruina della repubblica di san Marco, come a lui risulta da rivelazioni e profezie.
Beatissimo Padre,
Vinti giorni dopo scritto, non potendo mandar la lettera, intesi murmurar dal barbiere e soldati che li veneziani sono