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La I. XXXIV, XCIX, CXII, CXIV, LXXIX e CXIX — edite nel 1591, 1622, 1636, 1637 e 1638 insieme co’ libri di cui sono dedicatorie, la Philosophia sensibus demonstrata, l’Apologia pro Galilaeo, l’Atheismus, il De sensu rerum, la Philosophia rationalis e la Metaphysica — si conobbero rispettivamente sessantasette, trentasei, ventidue, ventuno e venti anni avanti della LXIII e LXIV, recate nel t. VI (pp. 407-8) dell’edizione lionese delle Opere del Gassendi, fatta a spese di Lorenzo Anisson. Tenne dietro nel 1705 il proemio d’un’edizione dell’Ateismo, la quale non vide la luce, la XVI, che lo Struvio incluse nel secondo fascicolo (p. 38 sgg.) de’ Collectanea manuscriptorum ex codicibus et fragmentis excerpta; nel 1775 la CXVII con cui Angelo Fabroni aprí la serie (pp. 1-4) delle centoquarantasei Lettere inedite di uomini illustri del t. II — messo a stampa in Firenze da Francesco Moticke e donato a don Sigismondo Chigi, — quantunque pensasse che fosse inutile stordire il mondo con progetti di riforma ch’erano delle chimere, ed aggiungesse un giudizio cartesiano ancora piú sfavorevole; nel 1821 la LXVI con la LXVIII, nel v. II (pp. 144-5) delle Memorie e lettere inedite finora o disperse di Galileo, pubblicate a Modena per G. Vincenzi e C. da Giambattista Venturi, la prima in parte e con la data sbagliata.

Sono, queste, pubblicazioni interessanti per la loro prioritá, non per la fortuna delle lettere campanelliane, la quale principiò veramente il 1838, allorché il Baldacchini incontrò a Parigi Guglielmo Libri che gli promise, e subito dopo gli mandò a Napoli, copia di sette lettere scritte al Peiresc; ed allorché dall’abate Tito Ciccone, bibliotecario dell’Albaniana, per mezzo della principessa Lancellotti, del principe Massimi e di Carlo Troya, potè procurarsi anche copia delle nove che a lui parve non fossero tutte indirizzate al Del Pozzo. Il 1840, ne’ numeri 1 e 2 dell’Appendice (pp. 133-53, 154-68) alla Vita e filosofia di Tommaso Campanella, aggiunse le sedici lettere — XLIV, XLV,XLVII,XLIX, LI, LXX,LXXII, LXXVII, LXXVIII, LXXX, LXXXIII, LXXXV, LXXXVI, LXXXVIII.XCVI, CXVIII, — alle quali sostituí, nell’edizione del 1843 (pp. 190-8), la XLI e la XXXII, convinto (p. 189) che tale «lettura doveva essere di non poco pregio», perché preannunziava nuovi scritti inediti campanelliani lasciati intravvedere dal Libri nel v. IV dell’Histoire des Sciences mathématiques en Italie. Su questa traccia un altro insigne erudito meridionale, bibliotecario della Palatina di