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lettere 37

Gedeone, per saper s’era angelo o dio, e li promise; ma vedendo ch’io lo stringeva in alcune openioni che c’insegnava, mi fece ponere in questa fossa con arte indicibile, che non posso scriverla; e fe’ capitar male quel pover uomo senza ch’io lo sappia. Qui aspettai dal cielo scienza e libertá dui anni, come m’avea promesso il diavolo; e non riuscendo, m’apparsero molti demonii in varie forme e spesso mi tormentâro. Mi son posto in orazione e divozion ex toto corde; e Dio mi mandò mia sorella, che fu sibilla, — morio come santa, — e san Pietro e san Paolo: e m’insegnâro la veritá di dette profezie del diavolo, e come ci avea ingannato, e quel che disse di vero e di falso, e come lo sa e come s’inganna.

E son dieci mesi che tratto di parlar al viceré ed alli prelati, alli quali finalmente parlai e vedo che si burlano come io mi burlavo di mia sorella qualche volta. E Dio mi donò autoritá, secondo il decretale, come quella di san Gioan Battista alli farisei, e miracoli piú stupendi che quelli di Mosè e Faraone; e lo dissi a questi prelati, e non credeno: nel che son prudenti, ma tirati d’altrui malizia a non voler veder la prova, tanto piú che questi miracoli han di convertir giudei, turchi, persiani e gentili alla fede, ed unir li cristiani in caritá e raccender fra loro la fede morta. E di questo m’obligai, ed obligo, a pena del fuoco s’io mento.

Per tanto supplico che faccia veder a Sua Beatitudine che «spiritus ubi vult spirat», e che voglia veder esperienza che questo forsi sará il rimedio del negozio di Venezia: ché sempre ci è tempo a darmi alli avversari s’io mento. Non cerco se non parlar a Sua Beatitudine, e non fingo col Santo Officio, perché la finzione s’usa contra la violenza, come insegna san Geronimo per l’esempio di David e di Solone; ma dal Santo Officio ebbi sempre misericordia e ragione: cosí l’avessi io qua. Dunque, per fine, supplicando di questo favore, ch’è beneficio universale, mi resto. Scrissi ad altri signori cardinali — utinam andiant e Dio non ci abbia indurato, «qui seducit corda principum, adducit sacerdotes inglorios et consiliarios ad stultum finem et optimates soppiantat», come dice Iob. Queste non sono