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404 | t. campanella |
maniera: ch’essi piglino da noi i dogmi della fede secondo i domenicani ed i padri dell’Oratorio la predicano; e noi catolici da loro la riforma del clero, cioè che non abbia beni temporali né potestá sopra principi e vescovi, se non d’insegnare e ministrare i sacramenti: talché ogni regno abbia uno come papa dependente dal principe. E vanno contaminando l’orecchie de’ principi, come fe’ Lutero al tempo di Carlo V, inescandoli con promessa di crescere l’autoritá e di ricchezze.
Due machine mosse Lutero contra la chiesa. Una, che l’opere bone e l’indulgenze erano pie fraudi ad arricchire i clerici, perché Dio ab aeterno ante praevisionem honorum et malorum operum ha predestinato tutte le cose come hanno a essere; e degli uomini alcuni al paradiso, ed il resto all’inferno, con decreto non condizionato se saremo boni o mali, ma assoluto, perché cosí li piace: talché l’opere nostre e l’arbitrio nostro non sono liberi ma servi ed esecutori del destino. La seconda, ch’il papa e tutto il clero deveno vivere in povertá come li apostoli e dependere dal principe da cui hanno e l’essenzioni e l’autoritá. In questa seconda machina Lutero vinse e tirò a sé tutti i principi; ma non eseguîro l’usurpazione de beni ecclesiastici, se non i protestanti ed i re di Dania, Svecia ed Anglia, i quali ricevettero il primo dogma e persuadettero con parole e con esempi a Carlo V ad occupare Roma ed il Patrimonio di san Pietro. Ma non essendo persuasi Carlo V né gli altri principi del primo punto, perch’è contrario alla politica e fa i principi tiranni ed i popoli sediziosi, etiam secondo Platone, Aristotele, Cicerone, Seneca e tutti filosofi e padri, perché ognuno fará a suo modo o bene o male, pensando che le bone e male opere non pònno acquistare il paradiso né l’inferno, ma ognuno andrá dove è destinato, faccia quello si vuole. Pertanto restâro sotto l’obedienza del papato, pensando ch’in quello si conserva la puritá della fede che ne conduce a Dio.
Ma oggi dopo che scrisse il Banes, l’Alvarez e quello dell’Oratorio che Dio ogni cosa ha predeterminato con decreto assoluto senza riguardo se saremo boni o mali, proprio