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lettere 391

per l’onor di Nostro Signore, il signor contestabile e ’l signor conte di Castelvillano e ’l nostro Favilla lo sanno. Non lo scrivo a’ padroni, perché le lettere non intrano a Sua Santitá; e questi padroni ammaliati da’ miei persecutori se rideno e sprezzano tutto quel che essi con li loro instrumenti non pònno fare: presto piangeranno il disprezzo de gli avvisi miei.

Supplico Vostra Signoria illustrissima con ogni instanza si forzi farmi aver le Censure, fatte son due anni contro il mio centone De praedestinatione, poi che il padre generale e ’l Mostro con li regenti spagnoli della Minerva non si curano, per far male a me, metter la chiesa e la fede in bisbiglio e turbulenza. E con tutto che non hanno potuto ottener dal Sant’Officio che li proibisca, il Mostro ne fa represaglia, e mi voi cancellare il nome dal mondo, avendo vietato a monsur Brugiardo [Bouchard] di nominarmi nell’orazione funebre di monsur di Pereche bona memoria; e le sue zannate mostruose ed inette dicerie ogni giorno recano novi scandali alla chiesa romana, e giá li dottori di questo paese ne faranno risentimento.

Lutero vinse il primo punto contra la chiesa, che non devia tener beni temporali; e per questo Carlo V fece il decreto dell’Interim, perché occupando li protestanti le ricchezze del clero germano, lui con bona faccia potesse occupar Roma, come lo fece, e la tenne sette mesi. Ma perché nel secondo punto che Lutero mosse contra la chiesa, restò scornato, parendo a tutti impossibile che l’indulgenze e le opere bone non valessero, né le male, a consequir ben o male, ma sol ad essequire quel che Dio ha destinato ab aeterno, assolutamente senza condizioni se saremo boni o mali, ma per suo gusto di mandar pochi al paradiso ed innumerabili all’inferno; onde ne séquita che nascimur iudicati ex decreto et non iudicandi ex operibus, benché promette a tutti salvare, si osserveran la lege, ed in corde suo dice il contrario, perché non si salveranno se non quelli ch’ha destinato. Il quale dogma fa li principi tiranni, 11 popoli sediziosi e li teologi traditori, come Dio, che con