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giá mi diffido di poter far bene, sendo in tante maniere scornato da chi doveria onorarmi. Le mie lettere non penetrano a Nostro Signore sapientissimo e zelantissimo; però dispero di bona provista, e prego Domenedio che resplenda con maggior luce sopra le cose mie agli occhi dei prelati di santa Chiesa. Amen.

Ed a Vostra Signoria illustrissima bacio le mani.

 Parigi, 14 di marzo 1638.

Di V. S. illustrissima e reverendissima
servitore divotissimo ed umilissimo
Tomaso Campanella.


All’illustrissimo e reverendissimo monsignor Ingoli, secretano della santa congregazione de propaganda fide, padrone osservandissimo,

Roma, alla Cancelleria.

CXVII

A Ferdinando II de’ Medici

Gli presenta con questa le quattro parti della Filosofia reale raccolte nel secondo tomo della ristampa parigina delle sue opere; e promette di fargli avere, se riuscirá gradito, il De sensu rerum.

Serenissimo granduca,

Da che io comminciai a gustar non volgarmente qualche veritá del nostro mondo e del suo autore, onde me vidi obligato richiamar la gente da le scole umane alla scola del primo Senno divino, stimai ancora che io ed ogni ingegno egregio portamo grande obligo ai principi medicei, che facendo comparir i libri platonici in Italia, non visti da’ nostri antichi, fûr cagione di levarci dalle spalle il giogo d’Aristotele, e