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386 t. campanella

CXVI

Al medesimo

Indicati gl’inconvenienti della deliberazione che si è presa per fra Pietro de Bellis, si rallegra di ciò che gli riferiscono del suo discepolo fra Paolo Piromnialli, ma teme che non mancheranno persone piene d’invidia e rancori che non vorranno vedere le opere di lui per continuare a far torto al maestro.

Illustrissimo e reverendissimo signore
e padrone osservandissimo,

Io ringrazio Vostra Signoria illustrissima per il favor chi fa a me ed a quelli che per me ricorreno alla santa Chiesa.

Ma nella grazia fatta al signor Bellis che torni alla religion di san Dominico o a quale si voglia altra che li piacerá, resto assai ammirato, e della provista; perché il detto Pietro è di cinquantacinque anni e piú, e canuto piú di me che n’ho settanta. Talché nissuna religione prenderá questo peso, e la dominicana in questi paesi non lo vor[r]á, dicendo che vada al suo convento in Napoli: il che è impossibile e disconveniente, perché ivi sarebbe schivato come leproso e persequitato sempre, massime da quelli chi fûro causa che lui fugisse; ed in ogni parte farebbe la sua vita amaramente. Di piú ha figli che non li può condurre né nutrire nelli conventi; ma, stando qua, vive onestamente insegnando le lingue e le scienze a molti personaggi francesi, inglesi, germani etc. Di piú io vi scrissi che per mezo suo potemo tirar molta gente alla fede, perché tutti eretici imparano da lui e l’hanno credito; ed in Geneva potemo far un gran colpo, e stamo in procinto di finirlo, com’il signor Favilla sa in parte.

Dunque ritirando il Bellis dentro i conventi, non solo è cosa dissutile, ma ancora disturbo grande a lui ed al luoco dove stará; ed impedimento alla conversione, la quale per tanto