Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
384 | t. campanella |
CXV
A Monsignor Francesco Ingoli
Scongiura gli si mandi senza piú dilazione il breve in favore del De Bellis, perché sa di essere ostacolato da persecutori che propugnano una riforma che è la rovina della fede e de’ principati cristiani.
Considerando il zelo di Vostra Signoria illustrissima e per la propria virtú e bontá e per l’ufficio che tiene, e quanto noce alla propagazion della fede la pigrizia, l’inerzia e l’avarizia di prelati, la quale mi ritarda molte opere buone, supplico Vostra Signoria illustrissima per la gloria di Dio ed ampliazion di santa Chiesa che mi mandi subito il breve di Pietro de Bellis, appellato olim fra Iacinto de Bellis neapolitanus, apostata di molti anni in Geneva, la cui abiurazion io mandai in Roma e supplicai li si dia licenza di poter vivere in abito clericale e dire missa e predicar contra eretici ed agiudarmi nella conversione. Con tutto ciò son cinque mesi che non posso aver questa grazia per pigrizia o per invidia ch’io faccio ben, e non male come vorrebbon i miei persecutori, o per avarizia chi mi dimandano trentadue scudi della spedizione. Del che io ne resto assai scornato, scandalizato, dolente ed impotente a mantenere l’impeto di poco ben senzienti della universale potestá del papa, e d’altri chi procurano discordia tra catolici ed eretici — secondo però l’opinion de l’Alvarez e del Bannes con patto a principi suggerito, con nuovi libri e sinodo nuovo, che gli eretici piglino da catolici li dogmi della fede e li catolici da evangelici (cosí si fan chiamar) la riforma della chiesa.
La quale consiste di spogliar il clero e ’l papato di stati e beni temporali, e far ch’ogni regno e principato abbia un suo