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lettere 365

chi si salvi o danni per questo senso. Dio li perdoni. Or se a Lutero li teologi tanto concedeno, li concederan li principi che l’opere pie verso la chiesa son inutili a mutar il decreto, e per inganno di papisti introdotte; e però li beni dati alla chiesa si dèn ritòrre, come cominciâro nel precedente secolo quelli che per tal dogma lasciâro predicare Lutero non per altro, ed adesso lo finiranno se non starmo in cervello.

Vostra Eminenza mi mandi le censure ché certo vincerò, e non mi lasci opprimere. Il padre generale spia le cose mie per mezzo del novo priore iniquo, a cui promette il provincialato; e poi le scrive a Napoli: e li parenti miei e li calabresi sono perciò oppressi. Vostra Eminenza s’informi, perch’io ho certa novella dalla bocca del viceré uscita, che si vanta saper ciò che dico, ed io pur taccio; ma questa gente per guadagnare il generale, avidissimo del mio male, scriveno mille finzioni di mie consulte. Dio proveda; di grazia, la pristina elemosina e Censure, secondo scrivo al signor conte di Castelvillano. Ho tirato questa gente all’obedienza di Carlo Magno verso la chiesa per la dottrina del libro stampato a Iesi; e Vostra Eminenza lo vol serrato ed aperti quelli di nemici chi da quello sarebben vinti.

Prego Dio per la vita di Nostro Signore e di sua casa a ben del popolo di Dio, e fo umilissima riverenza a Vostra Eminenza.

Parigi, 28 ottobre 1636.

Di V. E. clementissima servitor divotissimo ed obligatissimo
Tomaso Campanella.