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volte, come lo scrivo a Sua Beatitudine, che lo sa, ricordandocelo; e cosí fecero nel libro astrologico, dove i censori poi determinâro per me, come sa Sua Beatitudine, e ’l padre maestro Marino; e peggio fanno adesso che son in Francia.
Vostra Eminenza non mi lasci far torto, ché la causa è di san Tomaso, non mia, e di tutta la santa chiesa che ritrova nell’archiviis di san Tomaso la difesa sicura di suoi dogmi d’onde gli eretici si vantano aver la vittoria. E certo disse il conte di Brassac a Nostro Signore che piú ugonotti ha fatto l’Alvarez che Calvino; ed or io lo provo con lui facendo frutto nella conversione. Del che scrivo al signor Cardinal Barberino per via d’un eretico convertito che vien in Roma. Di piú li dico di parte di un personaggio che se la pace si fa con le condizioni che vònno li nemici di Francia, o Francia cadesse, il sacco di Roma e quel di Mantua non averian piú soccorso. Aspetto la grazia di Vostra Eminenza per la defenza del vostro servo sempre leale piú ch’ogni altro, come vedrá a tempo suo. Tutto il dí combatto per la chiesa. Non mi levate la lemosina che Sua Beatitudine mi donò, perché la levate a Dio crocifisso etiam pro nobis e paziente, che v’ha dato tanto gratis ut detis non ingratis.
Io lo prego sempre per la casa Barberina della qual predico dovunque mi trovo.
Parigi, 22 settembre 1636.
Di V. E. |