Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
356 | t. campanella |
paga se non parte e con stenti; ed io moro di necessitá, e non merito. Si ricordi che tutti illuminatori del seculo son crucifissi e poi resuscitano, e però il secolo futuro lauderá Vostra Santitá in me. Di piú, mi vien imposto da un gran personaggio ch’io avvisassi a Vostra Beatitudine che, facendosi la pace con quelli vantaggi che cercan l’inimici di Francia, sará la mina della chiesa: perché essi han lasciato predicar Lutero, perché dicea che la chiesa non devea tener beni temporali, e donâro licenza a protestanti, con lo Interim, di spogliar le chiese d’Alemagna, per poter essi spogliar il papato, come cominciare nel sacco di Roma e, perché non consentîro gli altri principi, lasciáro; ma adesso torneranno a farlo — e mi disse il come — e Francia non potrá soccorrer poi al sacco di Roma e Mantua. E questa causa indusse Sisto V e Clemente VIII a benedir Enrico IV. Ricordisi che non ha servo piú leale, e che piú ami e glorifichi la sua fama di me. Quello ch’io fo con tutti dottori e principi per tirar la Francia all’obedienza antica di Carlo Magno, lo scrissi altrove; e quanto [è] utile la Monarchia stampata in Iesi e ’l frutto delle dispute, appresso se vedrá.
Umilmente bacio li santi piedi e li prego da Dio vita lunga per beneficio di santa Chiesa.
Parisiis, die XXII septembris 1636.
Di V. B. servo fedele, verace, |