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lettere 349

Altro non dico che prego Dio per la salute di Nostro Signore e di tutta casa Barberina a cui devo me stesso due volte.

 Parigi, 15 luglio 1636.

Di V. E. l’obedientissimo e divotissimo
Fra Tomaso Campanella.


All’8 di giugno ho fatto un sermone De auctoritate pontificis supra imperio histituendo, mutando etc., in presenza del Cardinal duca che me l’ha comandato, e di vescovi e consiglieri del parlamento e titulati in Conflan[s]. Altri ce lo dirá.

CIII

Ad Urbano VIII

Avendo avuto sentore di critiche e censure che a Roma, da’frati della Minerva, si movevano contro il Depraedestinatione, non crede inopportuno di manifestare quanta devozione senta per il santo padre e quanto zelo abbia per la fede, invocando ancora una volta non solo la protezione contro i nemici che non lo lasciavano tranquillo nemmeno in Francia, ma anche il permesso di stampare i commenti alle poesie di Urbano e l’invio della consueta pensione.

 Beatissime Pater,

Vox tenentis corde sacratissimos pedes. desiderantis bona bonis in bonum. Gloriarum tuarum culmini deest nihil nisi quod maxime tuum est. Aliis cum pontifícibus communia bona multa et ingentia habes; sed Apollinem esse vel Orpheum christianorum, imo Moysem orbis qui divino cantico ex Aegypto gentilismi ad christianitatis lumen populos reducat, tninistrumque habeat qui omnes scientias ad naturae et Scripturae codices divinos instaura ver it, soli convenit mirificentissimo Maffeo Barberino. Ornnis scientia nostra circa media versatur,