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338 | t. campanella |
ed il vostro servo ha stampato un libro approbato dalla Sorbona e dal guardasigilli con privilegio regio, De gentili sino praesertim peripatetico non retinendo.
Veda Vostra Beatitudine da ciò in che esistimazione sta il vostro fedel servo. Vorrei mi sentisse quando parlo di lei, e pur miri alla zizania ch’ha cercato il padre Rodolfi metter tra casa Barberina e ’l Cardinal Duca e la Sorbona, quali io presi per giudici delle cose mie. E pur ha contaminato i nunci, ché io non stampassi i libri approbati in Roma. Talché non sol la Sorbona e ’l Cardinale trattò da ignoranti o d’eretici, ma anche Roma, colle sue passioni cervicose, ostinate; ed i libri miei fan frutto in ogni parte, quelli degli emoli scandalo e disprezzo della santa sede e della chiesa romana: né mi confido obviare; e Vostra Beatitudine non apre gli occhi sopra me e sopra loro.
Il reverendissimo Mazarini si parte. Supplico Vostra Beatitudine proveda al servo suo per altro mezzo chi non sia contaminato dallo spagnolismo del padre generale. Io so ch’ha tentato tutti: non voglio dire se l’ha espugnati: solo di me li dico che tutto il mondo non può mutarmi l’affetto e gli effetti chi devo a Vostra Beatitudine, e che se l’invidia non avesse insusurrato tante menzogne e scrupoli falsi all’orecchie dell’eminentissimo Barberino, io averei giá stampato i suoi poemi, e testificato al mondo quel ch’io e tutto il cristianesmo devemo a Vostra Beatitudine. Io sto all’obedienza. Li ministri convertiti giubilano quando li narro che papa avemo, e come Vostra Beatitudine ha ricevuto le scritture loro. Lo spirito di Vostra Santitá è sempre nel mio core, li bacio li santi piedi e li prego dall’Altissimo vita lunga e colmo di felicitá. Amen.
Parigi, 29 gennaio 1636.
Di V. B. servo eterno, fedele, verace, |