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lettere | 337 |
XCVIII
Ad Urbano VIII
Vuole che Sua Beatitudine apra gli occhi sopra di lui ed i suoi avversari, perchè egli accresce il lustro di casa Barberini e della chiesa, quando può superare gli ostacoli frapposti dal generale Ridolfi che per suoi agenti semina discordie e diffidenze dovunque.
Operando con lo spirito di Vostra Beatitudine ho convertito alla fede catolica romana il marchese d’Asserach, persona di spirito nobilissimo, scendente dal fratel di Massimo imperatore, che scacciati gli armorici donò a’ britanni quella parte di Francia, ove egli è marchese, e tien anche una isola in mare; ed è ferventissimo verso la sede apostolica, avendo letto i miei libri, particolarmente De monarchia Messiae. Mandò la sua abiurazione. Vostra Beatitudine mi favorisca darmi facultá di poter riconciliar eretici ed assolver da tutti casi concernenti alla loro conversione. Tengo negli ami di san Pietro pesci assai grossi, e spero mandarli a Vostra Beatitudine; ed averei fatto gran cose se gli ugonotti non sfuggissero la disputa con me. Né si trova di lor chi non resti convinto dal vostro servo.
M’ha impedito assai anche la pessima relazione ch’ha dato il padre generale contra me al re e dal Cardinal Duca per mezzo del padre Carrèo, strumento di sue frodi ch’ha posto tutti conventi di Gallia in tumulti, tanto che li perdon l’obedienza per ordine del Cardinale e del parlamento, ed io non mi confido rimediare, perché e sia per grazia di Dio ho chiarito tutte le calunnie e lui è tenuto per quel ch’è, ed il vostro servo per vero figlio di san Domenico. Ho tirato gran parte di dottori col libro della Monarchia ed in parte i padroni, come vedrá dalle proteste che li saran fatte, quando verrá il marchese di Covre. E di piú, il parlamento avea fatto decreti contra i contradicenti ad Aristotile e cosí la Sorbona,