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lettere 329

manderá se si contenta il signor cardinale Antonio o Sua Beatitudine. Io scrissi, Vostra Signoria illustrissima dicane una parola, perché quel libro è utilissimo alla congregazione ed a tutto il mondo, è necessario stamparsi; e mandilo con qual si voglia correzione. È poi ridicolo che voi che trattando con le nazioni dica sol quello che si dice intra il capitolo di frati, e che la chiesa abbia sol un dottore, san Tomaso — e poi lo riduce all’esposizion del suo mastro, — e che non possiamo intender san Tomaso come fan gli altri tomisti in altro senso. E non vede che di tutti filosofi e di tutti teologi bisogna servirsi in difesa della fede, come fe’ san Tomaso nel Contra gentes, e Clemente alessandrino e Cirillo e san Agostino etc.: e comandano si faccia cosí. Anzi san Paolo insegnò questo, perché non «unus», ma «mille clypei pendent ex ea, omnis armatura fortium».

Resto al suo comando, ed aspetto frutto di questa lettera, e questo libro del padre Mostro lo do alla santa congregazione de propaganda, sendo fatto per essa. Che mi difenda se dico bene e mi lo faccia restituire.

A dio, bacio le mani a Vostra Signoria illustrissima.

 Parigi, 11 di settembre 1635.

Di V. S. illustrissima e reverendissima
servitore umilissimo
Fra Tomaso Campanella.


All’illustrissimo e reverendissimo monsignor Ingoli,
     secretario della santa congregazione de propaganda fide,
          padrone osservandissimo,
 Roma, alla Cancelleria.