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324 | t. campanella |
Son venuti alcuni da me con strane opinioni e simili a Paracelso; ed io non ho ripreso lo studio loro, ma rallegratomi che non stanno soggetti alle volgari opinioni; e per reprobazione non dissi altro che se da questi principi pònno mostrarmi perché la calamita tira il ferro, e lo scorpione uccide un uomo, e ’l chiodo si volta al sito in che è nato, e l’arte con che si fa l’occhio dagli elementi insensati ed irati, io sarò con loro — Lucrezio epicureo molto da me studiato e stimato non risponde con sodisfazione, — e li fo tornar pieni di dubbi non di riprensioni. Io qua venni per cercar libertá «quote sera tamen respexit inertem etc.», «candidior etc.»; non per tôrla ad altri.
Resto lieto che Vostra Signoria illustrissima si rallegra in me servo suo, e prego dio che la faccia venir con qualche occasione in Parigi per starci qualche mese; e communicar seco quanto io posso e so e vaglio, intra il ventre del mondo riposto come un verme
nato a formar l’angelica farfalla
che vola alla giustizia senza schermi,
come dice Dante.
Resto sempre al suo comando e le fo umilissima riverenza.
Parigi, 22 agosto 1635.
Di V. S. illustrissima e reverendissima |
Col signor Nodeo non ci fu altro se non che lui si prese dalla camera mia tutti l’originali degli opuscoli con dire che volea stamparli, e poi no ’l fece ed impedio me dal farlo: lo perdonai, giá che mi mandò l’opuscolo De titulis. Fece un Panegirico ad Urbano VIII, nomine academiarum pro liberatione Campanellae, tuto a me; né mai non volle darlo al contestabile Colonna che lo presentasse al papa, nè a me, e son tre