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lettere | 323 |
in mano del signor Deodato ed anche quelle medaglie, «reliquias danaum», ché, secondo l’ordine di Vostra Signoria illustrissima, lo sforzi a pigliarle, come credo lo fará cortesemente, avendo io avuto la grazia di Vostra Signoria illustrissima e l’assenso in questo.
Sappia che si può dir a Vostra Signoria illustrissima quel di Terenzio «ovem lupo commisisti», quando mi dice che lo faccia vedere e giudicare. Ond’io non ho osservato il suo precetto, perché subito sarebbe venuto alle orecchie di Monsú, il qual m’ha ricevuto in sua grazia con molti officii amorevolissimi e si diletta assai di medaglie e d’antiquitá; onde sarei stato necessitato farcilo vedere e dare — ed in vero ne sa bene, e l’istorie di queste cose anche, e di saper tutte l’erbe pur si diletta; — e perché volea questi di venir da me, secondo mi dissero i suoi aulici, io lo serrai. Né anche lo feci veder al signor Gaffarello, perché no ’l dicesse al Cardinal Duca chi fa una galleria di simili cose. Però Vostra Signoria mi perdoni se non l’ho obedito in questo.
Si è cominciata la stampa: prego il signor Cassendo mi favorisca di quel che li scrissi. So quanta stima fa Seneca della moralitá di Epicuro in piú luochi; e della fisiologia, quanto alla causa materiale, non ci è chi non si ne serva, anche color che negan gli atomi: e quando sará stampata la Metafisica, vedrá s’io scrivo per estinguere i studi altrui o per svegliarli, ed esaminar piú avanti. E quando scrissi a Vostra Signoria ch’io solo in questo libro scrivo contra gli altri — perché in ogni altra opera scrivo aforisticamente — per sveller le spine, volendo seminare, non dovevo cosí dire, benché questa metafora sia di san Pietro rispondente a Simon mago appo san Clemente romano; ma volevo dire che mi fu necessario mostrar per che ragioni non credo a chi scrisse avanti a me e mi fu bisogno filosofar piú avanti, e per che cosa non bastando le cause, andai su li principi, e sopra questi alle primalitá, vedendo che né gli atomi né gli elementi né le qualitá fisiche loro e congressi pònno render sufficiente ragione degli effetti della natura.