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dopo tanti guai, privato di quella. Ed or come può imaginar Vostra Signoria illustrissima ch’io voglia tôrla ad altri, quando insieme necessario fora tòrla a me? Io, in veritá, a quanti vengono a dirme l’opinion loro non volgari, non solo non contradico, ma li prego che scovrin le lor cose e mi faccian parte; e commendo la generositá che non si contenta di cose ordinarie, e con ogni caritá e termino civile io dico che mi favoriscan insegnarmi tutto il lor dogma, perché io resti sodisfatto senza contradir alla parte; ed amo e stimo tutti studiosi, e li conorto al meglio, né mai propongo le cose mie senza creanza, e pregando che s’han opinione migliore e se par a loro ch’io erro, m’insegnino meglio. Anzi essendo venuto a trattar con i calvinisti in casa del li signori Puteani, dopo qualche picciolo discorso m’offersi a provar che stanno in errore, con patto che se mi vincono io mi farò calvinista, e s’essi son vinti che non possatn rispondere, si faccino catolici; e non han voluto accettar il patto, forsi perché conoscan la forza delle mie ragioni, o han la religion per politica etc. E nelli ragionamenti filosofici sempre mi rimetto a chi per consenso di tutti astanti mi dirá miglior ragioni etc. Però non so come Vostra Signoria può aver relazione contraria se non da chi non prattica meco; e perché si sa ch’io non son dell’opinion peripatetica commune, stima far ottimo giudizio di me appresso Vostra Signoria illustrissima con dire che contradico a tutti incivilmente, perché questo parrá credibile a chi sa che non son del commune senno. Io imparo dalle formiche, dalle mosche e da tutte le minutezze naturali sempre qualche cosa, e Vostra Signoria può veder ch’abborrisco l’imparar dagli uomini.

Talché rispondo al terzo, che io ho cercato tutte le sètte del mondo, piú che san Giustino il filosofo, non solo di legislatori e religioni varie, come si può veder dal libro intitolato Reminiscentur etc.; ma anche di tutti filosofi, come vedrá dalla Metafisica. Ed ho visto che nelle piú sprezzate sètte vi son pensieri mirabili; e quando io le rapporto, è necessario che mostri confutarle, come fa il Galilei del