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che io, che sto qua per casa Barberina piú che per me, come può veder da uno scritto aforistico che mandai a Sua Beatitudine e dalla comparsa reggia mandata al signor ambasciatore Novaglia, pregato che la mostri. E quella porta il vero mezzo di quetar li lamenti di tutti, e le querimonie di spagnoli contra Sua Beatitudine; la qual per mezzo del conte mi fe’ assapere ch’io non istampi i suoi poemi col mio Commento; ed ha ragione finché Dio muta il secolo, in cui dura la persuasione di Rodolfi, quando m’invidiavano i favori di Sua Beatitudine sostentati con quello scrivere etc. Sappia che vado tirando questi signori a credere che Vostra Eminenza non è spagnolissima, come dicono, ma di commuti Padre strumento primo; ed anche li dottori massimi al senno romano in quel che discrepano.

Nondimeno [ho] monsignor Bolognetti come s’io fossi vostro nemico, non li bastando ch’io per otto mesi ho obedito a quanto esso volea, ch’io non stampassi, pensando che stampavo contra spagnoli e che scoprivo la causa perché han fatto morir Pignatello, per consulta de’ Rodolfi, affin dicesse contra me trattante in Roma contra il regno loro etc. Il che Vostra Eminenza sa ch’è falsissimo; ma dopo che mi vennero li scritti e li donai a veder alla Sorbona, dottissima e piissima academia regia, quelli che non eran approbati ancora in Roma, e mostrai la Filosofia razionale, approbata dal sacro palazzo e dal reggente di Santi Apostoli e dal maestro di Studio della Minerva e dal padre maestro Bartoli etc.

E con tutto ciò, a nome di Vostra Eminenza, disse che io non li stampassi, benché approbatissimi; né li bastò dirlo a me, ma andò al guardasigilli del re a far instanza che non mi desse il privileggio. E scandalizzò tutti signori e dottori, volendo soggettare la censura romana alla francesa, e mostrando spagnolescamente perseguitar me, non la dottrina giá approbata e con utile della chiesa. Qua ci son assai ateisti; e ’l mio libro Contra atheos è cercato assai, ed è stampato in Roma coll’imprimatur e ’l publicetur; e volevo ristamparlo con la censura che Sua Beatitudine mi donò in quel che alla bolla paresse