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302 | t. campanella |
abbia sparlato del signor Cassendo, suo carissimo, e mio onorando padrone. Mi dispiace del suo disgusto piú che d’altro; perché sendo questa una mera bugia e di persona sfacciata ed imprudente, non fo caso. Sappia anche che scrissero anche a Roma ch’io dissi, e dico a chi mi vien a visitare: «Avete qualche dubio? etc.», e che poi non lo risolvo. Per il che il signor papa che m’ama di core, ne sentí disgusto e me lo fe’ scrivere; ed all’incontro ebbe Roma lettere di persone assai segnalate del modesto modo com’io mi porto, e che mai son restato di sodisfare a tutti, e che la Sorbona e tutti letterati fan conto etc. Anzi io mi vergogno a dire quanto soverchiamente mi stimano, e lodano etiam con epigrammi etc., persone gravi.
Quanto poi al signor Cassendo, io ho testificato a tutti che lui è persona di costumi ottimi e veramente filosofici, il che è fondamento di sapienza; e che sia gran matematico ed astronomo ed osservatore mirabile; e quanto gusto io ebbi di conoscerlo presenzialmente. Quanto poi alla filosofia epicurea che consiste in atomi e in vacuo, dissi, domandato da persone che con ischerzo parlavan del signore Cassendo in questa materia, ch’io ho quella filosofia per insufficiente a render causa di tutte le cose; e che il signor Cassendo non la tiene se non forsi quanto alla materia; e che lui tiene il senso delle cose: e per segno parlando delle comete, disse che sentono intra l’etera e vanno con simpatia, ed han causa finale seco. Non mi ricordo se ho detto questo, ma tra me e ’l signor Cassendo è passato questo discorso; però non può essere ch’io abbia detto che tiene una filosofia vana e deficiente. Anzi con tutti ho detto che mi pareva mille anni che lui fosse arrivato in Parigi per gustar delle sue virtú; e sempre che s’è parlato di comete e di ecclissi, ho anteposto le sue virtú ed osservazioni a quante n’ho viste.
Ma se non fosse altro, sendo cosa cara di Vostra Signoria illustrissima, — di cui sa il mondo come io parlo, e che le dedico un libro, e ch’il nostro secolo non ha suo pari etc., e pregai che mi mandi i vostri titoli, — non poteva essere