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290 | t. campanella |
con donativi si captiva li cortigiani supremi, perché l’avvisino quanto corre in palazzo e che li fa contra. E per questo si forza nelle provincie mandar officiali forastieri dipendenti da sé; overo sostentar alcuno con farlo indipendente dai provinciali, perché li sia spia di frati e di principi, e ladro per buscarli denari; e fa far ogni officiale e maestro per denari, e per lo piú per mezzo di Ludovico Rodolfi che compone con molta arte; e ’l Ranuccini è un’altra manica. Di cui suol dire a’ frati ricchi, ch’è tanto bello che il padre Mostro disse che se esso generale fosse papa, ognun goderia di presentarlo; e con queste parole invitò il padre Sosa portoghese ed altri a darli danari per quel mezzo: ed in casa d’esso Ranuccini tiene sessantamila scudi rubbati dalla religione, come mi disse per certezza un Cardinal vecchio da bene, e lo sa il signor contestabile.
Non mai nella religione di san Domenico s’è trovato questo nome d’«erario» ch’ha fatto lui; e manda commissari per le provincie che spogliassero i frati di quanti denari hanno in casa ed appo secolari: e questi commissari, sendo furbi, tolsero li denari tutti ed anche quelli che teneano i frati in deposito commune, secondo le nostre leggi concedono. Talché solo da Sicilia un frate Girardi — suo compagno olim, che poi s’è sfratato, — portò al generale quasi quattromila scudi tolti per forza: e Vostra Beatitudine sa che li denari di proprietari toccano de iure al convento che li alimenta e di cui son figli; ed esso li appropria a sé e finge che li volea per canonizar i santi nostri e per la stampa d’Alberto Magno, né mai spese egli un denaro per questi effetti. E facendoli io istanza che voglio prender la fatica per tale stampa e correger, non ha voluto. Tutto si rimborsò.
Anzi, di piu, tutti i gran ladroni che dominâro molto tempo le provincie, ha voluto sapere; ed in luoco di punirli, si fa dar denari secretamente e poi li fa collettori del suo erario nella provincia loro, e li dá commoditá di piú rubbare, come fe’ con Silvestro Zagaresi, in Calabria ladro maggiore, e con altri altrove.