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poco, assai; essi s’ingolfâro nella credenza che Vostra Beatitudine avesse a morir l’anno [16]30 in febraro, non ostante lo scritto ch’io avevo fatto in contrario nel Santo Offizio. E lo scrissero per tutto; e Ludovico conducea di giorno il fra Rafaele per tutti principi e di notte a spagnoli, perché dicesse di questa morte e del successore chi sará; e volean commover gli animi di cardinali a fare quel papa che mostravan le stelle; e si disse per tutte stazioni questo oracolo loro. E tornando il cardinale Colonna di Napoli, mi disse con doglia sua che questo era tenuto per sicuro da tutti in Napoli; io lo consolai e li mostrai il contrario. E ’l padre Rodolfi chi m’avea credito, mi disse che tutti li astrologi avean concluso la morte del papa per febraro, scongiurandomi ch’io ci lo dicesse, ché m’averia favorito sempre. Io negai con ragioni; lui credendo che per li mali uffici fattimi non volevo dirci la veritá, mi fe’ venir in presenza il detto fra Rafaele che portò molte ragioni a provar la morte di Vostra Beatitudine. Io le ributtai, e li mostrai che sapevan poco; e quando questo Rafael fu ritenuto come gli altri astrologi, fece per discolparsi un’altra nativitá di Vostra Beatitudine e si servío delle ragioni mie, per mostrar che non avea consentito, e sfuggir la galera; e fu mandato in Viterbo a penitenza poi, dove il generale lo favorío e non li facea far la penitenza datali. Tutte queste cose sa il signor contestabile, chi n’era tenero e mi dimandava di ciò.

E quando poi il Borgia ed altri, mossi da dicerie di streghe e di sante finte e d’astrologi mossi per un ecclisse che si facea sopra la direzion del sole di Vostra Beatitudine, fece venir li cardinali di Spagna per far novo papa, io scrissi contra quelli, e come l’arte è fallace ed essi pur l’ignoravano. Perché Mercurio interregnante era in favor di Vostra Beatitudine Giove: e donai lo scritto a monsignor Ceva, e consolai lio nostri e mostrai l’error loro al Cardinal Spinola, figlio del marchese, mio discepolo olivi, ed al contestabile. Confesso a Vostra Beatitudine, ch’io non ho fatto nativitá ad alcuno in Roma, etiam avanti la bolla, se non al generale ed ad un altro che m’aiutò in Santo Offizio.