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ch’essi l’hanno stampato per via del Brogiotti, e non io; e fu giudicato per me in tutti dui i punti, come il padre Marino giudice sa. E di piú non mi lasciò difender conclusioni né mi donò lezione per screditarmi secondo li suoi precetti macchiavellistici, e non potendo altro, diceano ch’io non era tomista; io mostrai il contrario, e dimandai lezione per far vedere ch’essi san pochissimo di san Tomaso dalla mia lettura; esso me la negò sempre perché non entrasse in obligo di dir poi il contrario, e di piú spargea voce ch’io son ben voluto da principi e da Vostra Beatitudine solo per l’astrologia.
Santissimo Padre, «Confiteor Deo etc.», quando io ero carcerato per il palazzo del Santo Offizio, il Rodolfi, essendo maestro del sacro palazzo, mi visitava spesso, solo per l’astrologia, alla quale i suoi fratelli, cioè il marchese e Ludovico ed Ottavio, che fu cardinale, erano deditissimi; e stavano in castel di Napoli dove era accasato il marchese ed io carcerato; e spesso con loro conversavo e con tutti signori, e pareva a loro ch’io ne sapessi assai. Però il padre Rodolfi mi venne con certi giudici fatti d’altri sopra la vita di Vostra Beatitudine che dicean ch’a settembre del 1628 avea a morire.
Io li provai che non era vero, e feci uno scritto contra; poi vedendo lui che avevo accertato, mi mostrò la sua nativitá. Io li dissi che al [16]29 in giugno potea esser cardinale, e non fu; ma fu fatto generale per la morte dell’antecessore. Videro li fratelli ed Ubaldino e Ludovisio questa nativitá, e fra Rafael Visconte — che poi per questo fu compagno del Mostro ad insegnargli astrologia; — e li conclusero ch’avea da esser papa per un satellizio in occidente di tutti pianeti in Scorpione: e questo l’ha fatto baldanzoso, come il pronostico di Ticone al re di Svezia chi non credea poter esser vinto né morire. Si fece colleggio fra tutti astrologi di Roma, quando io ero infermo, in Santa Prassede, con intervento di Ludovico Rodolfi e del Mostro e suo compagno [Visconte], il qual promette il papato al Rodolfi ed al Mostro, un dopo l’altro. E perché chi ne sa assai di questa arte, ci crede poco, e chi