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286 | t. campanella |
denari ut infra; ed avea fatto dui regenti spagnoli alla Minerva, e dui altri in Napoli in San Tomaso d’Aquino ed un regente a San Domenico di Napoli, spagnolo diventi sette [anni] con la zazzara come femina, alla barba di quattro o cinque maestri vecchi e dottissimi: e perché non si lamentassero, lor promise cose grandi e li gabbò.
E perché questo non bastava, fece per breve apostolico provincial in Napoli il padre Ignazio Ciantes spagnolizante, ad istanza del Cardinal Borgia, nelli cui servizi stava e sta un zio d’esso Ciantes, chiamato Giordano, che ordío questo — del detto Ciantes si servío il generale per manico de’ suoi negozi, — e perché non si potesser lamentare li napoletani, non s’avendo capo di loro ma un forastiero fatto dal papa, e perché questo Ciantes trattasse sempre col viceré com’ha fatto, e rubbasse per tutti ut infra. E di ciò sendo chiarito Bettunes per relazion di molti, e che non avea fatto officiale pur un francese ma tutti spagnoli, supplicò a Vostra Beatitudine che non permettesse che il generale andasse in Germania né facesse il vicario spagnolo. E disse a chi l’avvisò, che lui conobbe i Ridolfi per ateisti — tante bugie e giuramenti falsi l’avean detto — e si lamentò col generale, il qual per mitigarlo fece il padre Ghirardello francese provincial d’Anglia e suo terzo compagno. E questo morto, tornò a far lo spagnolo Ciantes strumento di tanti suoi misfatti.
Fatto generale, ingannò tutti quelli che l’avean aiutato, e me in particolare; perché non solo mi contradisse alle stampe, avendomi promesso lui e fattomi far la fede dal suo cardinale Ubaldino d’aiutarmi, ma cominciò a machinar ch’io non venissi in palazzo. E commosse li nepoti di Vostra Beatitudine per sé e per altri; ed alti spagnoli ch’aspettavan la morte di Vostra Beatitudine, disse ch’io feci il libro De fato siderali vitando per Vostra Beatitudine; e colligato col Mostro a cui io avea inprestato il libro, lo fecero stampare per mettermi in disgrazia di Vostra Beatitudine e de nepoti e de spagnoli. E però io dimandai giudici a Vostra Beatitudine tanto per veder s’il libro contiene soperstizione, quanto per chiarirsi