Pagina:Campanella, Tommaso – Lettere, 1927 – BEIC 1776819.djvu/286

280 t. campanella

al mese, che son seicento scudi francesi e settecento venti romani. Ringrazio Dio e la liberalitá del re che pur disse volermi raddoppiare etc. Ma io sto contento del poco con la quiete e per me assaissimo. Di piú, mandai una cartella alli signori Gastines e Lamberti che pigliassero il baullo chi mi verrá da Italia con la galera di monsignor de Pilos, e l’inviassero a Vostra Signoria illustrissima; e li dissi che non ero piú fra Lucio Berardi minimo, ma Tomaso Campanella de’ predicatori, perché sapessero chi è la persona a loro obligata per le molte accoglienze che m’han fatto. Se per ventura non fosse capitata in man di Vostra Signoria questa cartella, potrá avvisarli e dirli tutto quanto loro scrissi; e l’obligo che professo portar loro. Mi scrive monsignor Burdilot da Roma che manderá il conte di Novaglia ogni cosa etc., e lui anche a Vostra Signoria le cose che ordinai per gusto della sua curiositá.

Iersera legendo il mio servo la novella di Boccaccio di quel Saladino soldato [che] fu alloggiato da Torello in Pavia e delle gran cortesie che usò e che li fûr usate, venni in pensiero che non ci è persona equivalente al tempo nostro a quelle mirabili persone, se non Vostra Signoria illustrissima; e mi son rallegrato ch’il tempo nostro non è vacante dell’antico valore. Scrissi di ciò a Roma al signor cavalier Pozzi, il qual avea ricevuto quattro libri della nostra Medicina avanti che io arrivassi a Parigi, e questo nuncio Bolognetti vuole che l’avessi dato io al libraro. A cui fu scritto ed insieme a monsignor Mazzarini de parte di nostro signore papa, che mi facessero tutti li favori chi pònno, e secretamente mi donassero quel che mi dava in Roma; ma ch’io non stampassi cosa senza saputa loro. E questo io scrissi da quando ero appo Vostra Signoria illustrissima a Nostro Signore a cui professo obligo infinito, e piú che quel del Saladino; e dimandai per giudici il Cardinal Duca e la Sorbona.

Il signor Gaffarelli son sei giorni ch’è partito per Roma, forsi passerá per Aix e li narrerá la istoria tutta. Scrissi al signor Galilei che mi avisasse per che via ho da restituir le venti