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274 | t. campanella |
stupito, e dissero che mai a nissun principe secolare o ecclesiastico ha fatto tanto onore: il tutto scrivo all’Eccellenza di Novaglia mio liberatore, da cui potrá saperlo minutamente, e le stanze che mi fûr date e li donativi e la pension annua del re. Lo scrivo a Vostra Signoria illustrissima ch’è mio padrone; ma perché nel secol aureo scrive Virgilio che
Pauca tamen suberunt priscae vestigia fraudis etc.,
sappia che fin qua scrissero da Roma contra me, ma quanto li satelliti dell’achitofellista m’han fatto contra, risultò in loro danno e biasmo etc. Laus Deo.
Quando fui in Aix, dopo la gran memoria fatta di Sua Beatitudine e de l’eminentissimo Barberino con testimonianze vere in casa di monsignor de Peresc — degnissimo di perpetue laudi e d’ornar la romana purpura, se li padroni volesser pensar un punto etc., — si ragionò di Vostra Signoria con molto onore; e qui trovai un foglio stampato della mia Medicina, e ciò fu a 30 quasi d’ottobre. Poi venuto in Lugduno, trovai ch’erano stampati quattro libri. E perché stavo in abito strano ed incognito, vidi e non dissi altro se non che Campanella vorrebbe questo libro piú acconcio. Poscia al 1° di decembre gionsi in Parigi; e sono stato venti giorni senza uscire di casa dell’illustrissimo monsignor di Sanfloro, persona di incomparabile bontá, religiositá, officiositá, caritá non finta, di poche parole e di molti fatti, a cui dovevo me stesso rispetto a suo fratello mio liberatore, ma adesso mi ha raddoppiato l’obligo questo signore. Scrissi a monsignor nunzio Bolognetti; e quando fui sano e rivestito, quasi a 20 di decembre, l’andai a visitare e sottoposi me e tutte cose mie all’obedienza sua, come nunzio di Nostro Signore. Mi fece accoglienze, e m’impose ch’io non stampassi qualche libro senza lui. Io dissi quel ch’era vero, che avevo da Aix scritto a Nostro Signore che mi dia per giudice il Cardinal di Risceliú e la Sorbona, e cosí scrissi poi all’eminentissimo Barberino; e che non farò mai cosa senza lor gusto, per obligo religioso e per la gran beneficienza di Sua Beatitudine verso di me.