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22 t. campanella

dentro una fossa d’acqua puzzolenta dove mai non vedo giorno, sempre inferrato e morto di fame e di mille afflizioni confuso tra cinquanta leopardi chi mi guardano, di scrivere a Vostra Signoria illustrissima e supplicarla che mi aiuti a tanto ch’io possa veder luce solo per annunziare alla santa chiesa quel che fin mo’ non m’han voluto credere, e confirmarlo con miracoli e testimonianze di cielo e di terra. Son accusato per ribello ed eretico, per lo che otto anni cominciano che sto sepolto «donec veniret verbum eius»: e le dico che la ribellion mia è come quella d’Amos profeta nel settimo dove scrive l’empio sacerdote Amasia: «rebellat contra te Amos, o rex Ieroboam»; la eresia è come quella di Socrate [che] per esser piú pio de gli altri fu stimato empio, e cosí morto.

Vero è che, sendo stato preso io e molti frati dell’ordine per ribello, quasi volessemo ribellare il regno al papa, in tempo che molti officiali e baroni del regno erano scommunicati e perseveravano, e la cittá di Nicastro interdetta, e in tutte queste cose mi trovai, e fu gridato in Seminara Viva il papa, dal clero che armata manu liberò un clerico dalle carceri secolari. Del che facendo processo lo scommunicato fiscale don Luigi Sciarava per le parole di fra Dionisio che predicava di mia bocca la novitá del secolo — e fu interpretato per ribellante, ed io capo, — furo necessitati gli amici di dire che ribellavamo per far eresia e non per il papa, altrimente moriamo tutti de acto, inconsulto pontifice. Poi fu posto il negozio a giustizia e si vide il vero dell’eresia, che tutti testimoni si ritrattâro dicendo perché aveano finto; e cosí pur della ribellione, ché di ottanta tormentati ad pompam nullo confessò, e quelli che morîro nelli primi impeti per tormenti diabolici, dissero cose varie e morendo si ritrattâro ad alta voce — e ci son presentate le fedi di confessori.

Tutti poi fûr liberati; ed io rimasi solo per coprir l’errore di processanti al re ed al mondo. Non ho testimonio contra me se non uno morto che, per altra causa morendo su le forche, persuaso dal falso fiscale e confessore tornò in pregione e disse mirabilia et non subsistentia. L’altri tutti si ritrattâro. Li