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264 | t. campanella |
della voluntá de’ principi, e solo al proprio utile, non alla gloria ed util del padrone han mira. Questa è cosa troppo mostruosa, che per suo onor e mio non la dirò mai ad altri: che gli achitofelli publici e cantanbanchi onorati abbiano talmente affatturato un principe — il qual deve essere tutto occhi e tutto orecchie, come l’animal sacro di Ezechiele — che né il debito dell’officio, né la miseria di un perpetuo servo non volgare di sua casa, né il cardinale Colonna con sue lettere, né il signor conestabile e tutti colonnesi, né dui ambasciatori del re cristianissimo, né l’autoritá di esso re potentissimo e santo abbian potuto fare che Vostra Eminenza mi ascoltasse una volta, come se Vostra Eminenza avesse imparato da costoro ch’il potere sia il sapere, e che però il principe non deve ascoltar né veder altro dopo questo concetto, perché mai non sappia li inganni di chi lo persuade sotto specie di prudenza falsissima, che non convien a principe udir chi dice mal d’altri.
E fra questo essi dicon mal di chi loro piace, e son ascoltati; perché han il tempo e ’l luoco de insinuarlo si, che paia non de industria ma a caso e quasi non volendo. E con questa arte piglian autoritá di far mal impune e d’ingannar il padrone, esclusi quelli che potean avvisarlo. Cosí rimangon l’orecchie de’ principi vitriose e delicate, che non ametton una rigorosa veritá e son preda di adulatori, chiamati perciò da Platon filosofo «cochi», chi, porgendo a fanciulli nobili vivande saporose e nocive alla salute, accusan i medici come ministri di vivande non piacevoli, benché salubri, e l’ingannati fanciulli credeno a quelli, scaccian questi e ruinano. Col tempo s’accorgerá di queste arti e quando Nostro Signore sará in cielo.
Però avviso Vostra Eminenza che ascolti anche i diavoli, almen per conoscer la lor diavolezza, per scienza e non per opinion conceputa d’altri malevoli o non informati della veritá. E miri che ella non è suo né d’alcuno, ma di tutti etc. Non li voglio dire piú quel che cercavo dirli con tanta instanza, se Vostra Eminenza non me ’l comandará.