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che feci un opuscolo e presto verrá a Vostra Beatitudine. E Melchior Cano, gran tomista, irato contro essi dice in libro decimo De locis: «habent Aristotelem pro Christo, Averroem pro san[cto ] Petro, Alexandrum aphrodisiensem pro san[cto] Paulo». Pensivi Vostra Beatitudine, perché «quidquid loquitur populus iste, coniuratio est, dicit Dominus». L’opinion De sensu rerum tanto biasmata dal Mostro, ho fatto veder ch’è di tutti padri e di scolastici e di tutti filosofi, altro che d’epicurei e di chi non crede che Dio ci è. L’opuscolo si vedrá. Per amor di Dio, Vostra Beatitudine apra gli occhi sopra il suo servo, mi protegga e dia per giudice la Sorbona, benché non sia meco nella giurdizione, e vedrá che ci è inganno. Diciotto teologi avean condennato per eresia ostinata l’opinione del Vecchietti come contraria a tutti padri; io mostrai al padre Acquanegra che non è se non temeraria, né contra tutti padri. Vostra Beatitudine non ha goduto il mio servizio per l’invidia di conservi e per li sospetti. Ed adesso servirò meglio. Mi perdoni di tanta apologia ch’era necessaria.
Li bacio i santi piedi umilmente e cordialmente, e prego Dio per la salute di Vostra Beatitudine e vittoria sopra i nemici della fede e della ragione. Amen.
Aix, 2 novembre 1634.
Il perpetuo umilissimo e fidelissimo |