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lettere 249

e con tormenti dopo la condanna di morte — ai quali nullo resiste se la resistenza non giova, anche perché pensan di scolparsi del peccato dopo il tormento, — e con soggestioni han voluto che si dica contra me prima infamato tanti anni, per dar apparenza al manifesto mendacio, come io stimo e tutto il mondo grida. Però io dimando a Vostra Beatitudine grazia di farmi una confession generale, con protesta che non mi vaglia né in questo secolo né in l’altro, per la colpa impostami nel caso del Pignatello, se io ne fossi stato complice o consapevole. Di piú l’assicuro che in questi paesi li valerò piú che mille trombe della virtú e gloria di Vostra Beatitudine, e piú che mille ambasciatori per il benefizio di casa Barberina e per le giurisdizioni ecclesiastiche: e spero in Dio poterlo fare e presto.

E perché Vostra Beatitudine prese occasione di scacciarmi da sé, pensando ch’io l’avessi detto bugia nella causa del padre Mostro, li dico di novo ch’il suo libro è tutto gentilismi, talmudismi, e zannate burlesche delle cose sacre, e piú che ordinarie eresie. E perciò donai, a tutti chi mi cercâro, la Censura; ed in Roma lasciai il Memoriale a Vostra Beatitudine con le parole sue formali, perché sappia chi l’ha mentito, io o altri collegati seco a riferirle il contrario; ed anche quel che le scrissi per piú volte stimolato dal padre Acquaviva e dal padre Lupi suoi compagni — di questo e d’altre cose piú gravi trattate con li pseudoastrologi, le quali cose ho tacciute, come i poemi di Vostra Santitá saran proibiti, perché mette la sacra scrittura in verso — è verissimo. Ma l’Acquaviva mi disse che il conte di Castelvillano non ha voluto che lo dicesse a Vostra Beatitudine, per non darle disturbo. E perché lui ad istanza de’ Peretti ha favorito il Mostro — e forse non conosce l’importanza del fatto — benché sia fedelissimo ed amorosissimo a Vostra Beatitudine, e per conservar questo amore, non voi che Vostra Beatitudine senta un minimo disturbo. Ma con precetto potrá farselo dire dal padre Lupi.

Io ho voluto tacere per il rispetto del conte e de l’eminentissimo cardinale Antonio; e pensavo un giorno mostrarlo.