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246 | t. campanella |
LXIX
Al cardinale nipote Antonio Barberini
Dubitando di ottenere l’udienza chiesta, gli manda un opuscolo utile
a’ domenicani, e lo riprega di giudicarlo solo dopo di averlo ascoltato.
Eminentissimo e reverendissimo signore
e padron colendissimo,
Dubitando ancora dell’audienza che si dona ed a buoni per consolarli ed a tristi per corregerli, scrivo e mando a Vostra Eminenza questo opuscolo, primamente necessario alla gloria della protezion dell’onor di san Domenico senza dubio vittorioso a giudizio anche di nemici, convenientissimo alla sua magnanimitá; e la riprego, come altre volte, «priusquam interroges non iudices quenquam», e che mi vaglia l’innocenza vera, degnissima della sua protezione, necessaria al tempo della crocifissione de’ buoni, non della resurrezione chi sempre è certa a chi nasce per far bene e non per averne. Le fo umilissima riverenza e la prego dall’Altissimo quel che l’è meglio sempre.
[Roma,] dalla Minerva, 23 marzo 1634.
Di V. E. reverendissima |