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242 t. campanella


Resto pregando Dio per la vita di Vostra Signoria sia lunghissima a pro del vero e del bene universale. Amen.

 Roma, 5 agosto 1632.

Fra Tomaso Campanella
vero amico e servo delle sue virtú splendentissime.


Al molt’illustre ed eccellentissimo signor mio osservandissimo, il signor Galilei, filosofo e matematico primario del granduca di Toscana, Firenze.

LXVI

Al medesimo

Per il processo di cui vien minacciato l’autore del Dialogo sopra i dite massimi sistemi del mondo, il Campanella, senza badare a rischi, si proferisce di aiutarlo, mostrando tutta la nobiltá del suo animo.

 Molt’illustre ed eccellentissimo signore,

Con gran disgusto mio ho sentito che si fa congregazione di teologi irati a proibire i Dialoghi di Vostra Signoria, e non ci entra persona che sappia matematica né cose recondite. Avverta che mentre Vostra Signoria asserisce che fu ben proibita l’opinione del moto della terra, non è obligata a creder anche che le ragioni contradicenti sian buone. Questa è regola teologica; e si prova, perché nel concilio niceno secondo fu decretato che «angelorum imagines depingi debent, quoniam vere corporei sunt»: il decreto è valido e non la ragione, giá che tutti scolastici dicono che gli angioli son incorporei, a tempo nostro. Ci son altri fondamenti assai.

Dubito di violenza di gente che non sa. E ’l padre Mostro fa fracassi contra, e dice ex ore pontificis; ma Nostro Signore