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lettere | 229 |
E questo mi hanno comandato i santi padri, i santi concili e san Tommaso, come io mostrai in un opuscolo; e non ho potuto a Vostra Signoria illustrissima mostrarlo, perché non ho l’amo e l’esca di quelli chi van pescando la volontá di principi: e però dicono a Vostra Signoria illustrissima ch’io mi queti, idest nasconda li talenti dati da Dio, lasci cecar li padroni, correr l’ateismo e la predestinazione al bene ed al non bene, come corre, onde ne segue ognun faccia a suo gusto, perché i decreti quomodocumque opererai non si pònno mutare da noi né da Dio. Per lo che le conscienze di molti teologi son piú grosse e derisorie della religione che non quelle di principi chi al papa, vicario di Dio, contradicono, a torto dicendo a ragion di stato: e tutti quasi ci servitno di Dio e del papa e non servimo a Dio ed al papa. E di qui avvenne la perdita di duecento regni occupati da maomettani e di quaranta da Lutero.
E perché i miei libri pugnano contra questi settari e falsi fondamenti, dimandai, secondo l’ordine fatto dal Santo Officio, che siano stampati, e possa ogni revisore dire il suo parere, se son buoni o no. E quelli chi questa mia giustizia impediscono, mettano in scriptis quel ch’han contra, e non parlino di nascosto; né mai mi fan vedere le qualificazioni tirate da falsa politica di chi non vuole ch’altro lume si accenda onde il loro paresse o minore o tenebre in cui s’ascondeno, e non vònno mai venire al paragone — «qui male agit odit lucem», — e fanno a Vostra Signoria illustrissima giudicar senza leggere quel che giudica secondo il loro pregiudizio. Nel gran giorno dell’universal giudizio al tribunale dell’ultima appellazione li tenerò queste veritá a fronte, che Vostra Signoria illustrissima è ingannata del concetto che li poser di me con tante e tali astuzie che li toglieno anche la voglia di disingannarsi.
Ma Dio alla buona intenzion di Vostra Signoria illustrissima fará noto ben presto quel che li vorrei dire, perché non faccia torto al suo ingegno, né al suo gran zio chi vede piú di noi, pieni di occhi ante et retro, come gli animai sacri di Ezechiele; e li statisti vi vorrebben ciechi e sordi, ché non