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lettere | 225 |
— dimandine lo studio di Padua; — o vero lo allungano contro la sacra scrittura a quarantanovemila anni, come sopra mostrai da Copernico e d’Alfonso ed Abbategno e Tolomeo ed Albumassar ed altri, fomentati in errore con tante fallaci invenzioni di contra il Vangelo congiuranti. E quando io parlarò a Vostra Beatitudine, questo ed altro sentirá con gusto — spero dal suo gran senno — e m’ammenderá dove li pare circa la scienza, lodando la buona volontá. «Adiutor meus et liberator meus es tu, Domine, ne tardaveris». Al suo giudizio appello tutti li miei pensieri; e sempre meglio conoscerá che non ci è intelletto piú accordante con la scola di Cristo di questo del suo sventurato servo. «Redime me a calumniis hominum et custodiam mandata tua».
Del che sará glorioso in cielo ed in terra; e fra questo baciando i santi piedi, prego l’Altissimo per la sua salute a benefizio delle virtú cristiane. Amen.
[Roma,] dal Santo Offizio, la vigilia dello Spirito santo [io giugno] 1628.
Di V. B. cane fidelissimo contra tutte mali bestie
mal conosciuto. «Emitte lucem tuam». |
LVI
A Marco Aurelio Severino
Gratissimo al Severino che ha pubblicamente letto e lodato le sue opere che altri tremavano di nominare, manda a lui ed a tutti gli amici i migliori augúri, ed assicura che si occuperá della stampa de’ libri di esso Severino.
Mi fu gratissima la lettera di Vostra Signoria. Subito stampati i libri, le ne manderò, perché è stato il primo a legerli in publico, quando altri tremavano di parlare.