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222 | t. campanella |
sopra l’imperio, notate anche da sant’Ambrogio e da tutti padri per prodigiose, e tante pestilenze e cadute de nazioni; e nacque la pestilente sètta di Maometto, facendosi la congiunzion magna in Scorpione venenoso, quando la velocitá dell’anomalia della calata del sole scommosse il suolo e svaporò tanta peste e mali affetti negli animi sensuali che da sé si soggettano alle stelle, dice san Tomaso, sottomettendosi alle passioni corporali.
E perché questi scienziati scrivono tante mostrositá per eternar il mondo e mostrar, come profetò san Pietro, che «omnia perseverant sicut ab initio creaturae», con fallaci invenzioni volendo provare che questi sono naturali e senza Dio — e pur l’iride è naturale ed è dal patto divino, — non sapendo che la natura è stromento di Dio a lui serviente, ma gentilizzando quasi di altro fosse natura che arte di Dio, come sgrida san Gregorio nisseno e san Basilio e san Tomaso anche in Physicorum, e’ levano il mondo da questa vigilanza perché «dies Domini sicut fur in nocte nos comprehendat», come profetò l’Apocalisse e san Pietro e san Paolo; perché questi segni non han d’essere noti a tutti se non a chi vigila sopra li giudici divini, come disse san Paolo, Ad Thessalonicenses, 5: «nos autem non sumus filii noctis neque tenebrarum quos dies Domini sicut fur in nocte comprehendat, sed vigilemus». Ed io che discopro questo, devo almen esser inteso per la bona intenzione dell’effetto. Perché tutte nazioni concordando che ci sono queste esorbitanze e nessuna sapendo rendere la ragione se non Cristo dio nostro che le predisse, perché l’avea da fare, son forzati a venire alla nostra fede; massime quelli del regno di Fez e di Persia e del Cataio e chinesi che filosofano ogge sopra queste dissorbitanze e non san trovarne la ragione, se non vengono ad impararla dalla scola di Cristo, come per figura a tempo d’Isaia mandò il re di Babilonia al re Ezechia di Gerusalem che li dicesse ragione del portento del sole retrocesso decem lineis: del che sagacemente s’avvertîro gli astronomi caldei. Però non pensi Vostra Beatitudine ch’io sia con Copernico; giá che si vede che io scrissi quattro libri contra lui e