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lettere 15

S’io mi scuso, è peggio, ché mi aggiungon catene e guai: «erunt duo in codem lecto: unus assumetur», — ch’è fra Dionisio di can fatto lupo per gridi di mali pastori. — «alias relinquetur».

Dopo sei mesi, dicendo che mi volea accusare, ottenni con arte di parlare alli reverendissimi nunzio e vescovo di Caserta. Alli quali m’accusai come — per mancanza dello spirito che trovai tra’ cristiani molto difformi dell’antichitá e profession nostra — mi rivolsi ad esaminar la fede con la filosofia pitagorica, stoica, epicurea, peripatetica, platonica, telesiana e di tutte sètte antiche e moderne, e con la legge delle genti antiche e d’ebrei, turchi, persiani, mori, chinesi, cataini, giaponesi, bracmani, peruani, messicani, abissini, tartari: e com’ho con tutte le scienze, finalmente, umane e divine assicurato me stesso e gli altri che la pura legge della natura è quella di Cristo, a cui solo li sacramenti son aggiunti per aiutar la natura a ben operare con la grazia di chi l’ha dati, e che son pur simboli naturali e credibili: e vidi come Dio lasciò tante sètte caminare, e la mancanza dello spirito in noi, e lo scompiglio della natura e suo fine. Onde son fatto possente a difensar con tutto il mondo il cristianesmo. Ché fui sentinella fin mo’ dell’opere di Dio: e come la divina Maestá disegna in questo tempo far una greggia ed un pastore, e ’l giudicio dell’errore di tante nazioni e quel che soprastá al cristianesmo, e li sintomi celesti e terrestri del mondo morituro per fuoco contra li filosofi con san Pietro ed Eraclito; la difficoltá del mondo nuovo e dell’incarnazione ed altri articuli difficultosi, l’esamina delle profezie e miracoli veri e falsi d’ogni sètta. E com’io ed altri fummo ingannati dal diavolo, aspettando scienza e libertá da lui, credendoci che fosse angelo e poi Dio, secondo si fingeva; e come, dopo lunga dieta, Dio benigno condescese al mio desiderio, che mai non fu maligno, se fu erroneo; e presentai memoriale di questa, e molti capi di cose faciende ad utile del cristianesmo.

Nondimeno monsignor nunzio rispose ch’io era poco umile. Non so se l’ha fatto per provarmi; perché ben so ch’è scritto