Pagina:Campanella, Tommaso – Lettere, 1927 – BEIC 1776819.djvu/180

174 t. campanella


14.° insegnar filosofia naturale, morale, politica, medicina, retorica, poesia, astrologia, cosmografia ed ogni scienza che non è fondata in autoritá e memoria solamente a tutti ingegni atti a sapere in un anno solo; e far che avanzin gli altri versati dieci anni in studio, e piú dotti in realitá di cose che in parole, facendo del mondo libro e memoria locale;

15.° far una nuova astronomia, perché il cielo è tutto mutato, e mostrar li sintomi della morte del mondo per foco contra filosofi a favor di san Pietro, e segnalar nelle stelle ignote dell’altro emisfero gli eroi della conquista, come fecero li caldei, con gloria del cristianesimo e nome spagnolo;

16.° aprir con un libro una porta facile e mirabile agli ebrei per venir alla fede, e cosí a’ maomettani, e scoprir l’anticristianesmo della sua setta, secondo l’istessi sapienti magomettani, non che cristiani; e che da loro uscirá l’ultimo corno che s’aspetta: e li calvinisti e luterani esser veramente macomettani, precursori di quello;

17.° di piú prometto fabricar una cittá al re salubre assai ed inespugnabile, e di tal artificio che, mirandola solamente, s’imparino in quella tutte le scienze istoricamente;

18.° scoprir in mecanica il modo perpetuo, tanto tempo cercato e non trovato da matematici.

E come cose probabili prometto queste:

19.° far che li vascelli navighino senza remi e senza vento, quando l’altri stanno in calma.

20.° far che le carra cammino col vento meglio che nella China s’usa;

21.° far che li soldati a cavallo adoprino ambe le mani senza tener briglia, e con facilitá guidar il cavallo per ogni verso meglio che li tartari; e molti altri secreti.

Queste cose prometto. Le certe certamente, le probabili probabilmente, sotto pena della vita; e li libri tutti darli fra venti mesi, se ben son quasi fatti; e che non ci sia senso stirato, né falsitá in fide, fortificati in autoritá e ragioni ed esperienze; e rispondere ad ogni contradicente usque ad satisfactionem animi. E perché si veda ch’io posso far quanto ho